Psicoanalisi degli adolescenti
L’adolescenza è una fase della vita particolarmente complessa e delicata. Lo studio psicoanalitico dell’adolescenza iniziò nel 1905 con lo scritto dei Tre saggi sulla teoria sessuale di S. Freud. Qui la pubertà era descritta come l’epoca in cui «subentrano i cambiamenti che debbono condurre la vita sessuale infantile alla sua definitiva ristrutturazione».
Molto frequentemente l’adolescenza viene rappresentata come un momento di passaggio, un periodo di trasformazioni definitive, una transizione e un ponte tra la sessualità infantile e la sessualità adulta. Tale concetto rende l’adolescenza una fase della vita sfuggente, misteriosa, insondabile e, per certi versi, da dimenticare.
Nel 1922 Ernest Jones, a partire da Freud, ribalta questa idea affermando che l’adolescenza ricapitola l’infanzia. Egli ci dimostra come “l’individuo ricapitola ed espande, nel secondo decennio di vita, lo sviluppo che ha subito durante i primi cinque anni di vita”.
Un adolescente in analisi, meglio di chiunque altro, ci può descrivere e raccontare il mondo interno del bambino che si accinge a divenire adulto.
Più che in ogni altra epoca della vita, l’adolescenza, con i suoi tipici conflitti, fornisce a chi se ne prende cura (genitori, insegnanti, assistenti sociali, psicologi, psicoanalisti) quadri istruttivi dell’azione reciproca e della sequenza di pericolo interno, angoscia, attività difensiva, formazione sintomatica, transitoria o permanente, e il collasso psichico.
Spesso l’adolescente viene percepito e vissuto, sia dai genitori che dalle istituzioni, come malato quando non lo è e come sano quando è malato. Ciò dipende dalla confusione interna che, per sua natura, l’adolescente sente e comunica all’esterno.
L’atmosfera interiore nella quale l’adolescente vive è caratterizzata da continue oscillazioni: le sue angosce, euforia o profonda depressione, i facili entusiasmi, l’estrema disperazione, le appassionate o, in altri momenti, sterili preoccupazioni intellettuali e filosofiche, le smanie di libertà, il senso di solitudine, il sentimento di oppressione dei genitori, le rabbie impotenti e l’odio attivo verso il mondo dell’adulto, le infatuazioni erotiche, sia omosessuali che eterosessuali, le fantasie suicide, ecc.
In taluni casi il giovane non trova uno spazio di accoglimento del suo mondo interno confuso e oscillante, sentendosi pertanto obbligato a costruire difese patologiche come la chiusura in se stesso, i sintomi ossessivi, la mancanza di interesse a scuola, comportamenti autolesivi, dipendenze da droghe o giochi virtuali, ecc.; cioè, in qualche modo, l’adolescente sente di dover bloccare i suoi impulsi profondi che, allo stesso tempo, lo spaventano perché percepiti come emergenziali e assoluti. È una questione di vita o di morte!
L’analisi durante l’adolescenza
L’adolescente arriva alla consultazione accompagnato dai genitori. Spesso infatti sono questi ultimi che chiedono aiuto per il figlio sofferente. E a differenza dell’analisi dei bambini (in cui i genitori hanno momenti di incontro con l’analista in modalità cadenzata), con l’adolescente è necessario creare uno spazio autonomo dove le figure genitoriali potranno essere portate sia a livello di fantasia che di ciò che essi rappresentano in quel momento.
L’adolescente deve sentirsi libero dai legami reali e concentrarsi sui legami fantasticati e immaginati. In alcuni casi si possono concordare con i genitori degli incontri al fine di chiarire aspetti della cura iniziali o in corso.
A differenza che con i bambini, lo strumento utilizzato per gli adolescenti è il lettino e il metodo delle libere associazioni.
Tali strumenti sono fondamentali per garantire all’adolescente di fermare, come in una fotografia, e studiare, come in un quadro, i possibili agiti-sintomi del corpo-mente e consentire una totale libera espressione ed elaborazione di tutto ciò che scorre e alberga dentro di lui.
A tal fine, come peraltro nell’adulto e nei bambini, sono necessari più incontri settimanali che garantiscono una esplorazione intima e profonda per la buona riuscita della cura.
In ogni contesto, intimo o sociale che sia, l’adolescente porterà la propria fisiologica immaturità che, se accettata e accolta da chi se ne prende cura, potrà essere fonte di creatività e di scoperta: e non solo per l’individuo singolo ma anche per la società intera di cui i giovani rappresentano, indubbiamente, la speranza e le aspirazioni per il futuro.