Verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso, durante un colloquio privato in cui si parlava dello stato della psicoanalisi, la Principessa di Lampedusa Alessandra Tomasi di Palma, che aveva introdotto la psicoanalisi in Sicilia negli anni Trenta, mi disse: “Dobbiamo fare questo per la causa della psicoanalisi”. Non compresi, perché allora la psicoanalisi non era assolutamente in crisi, poi ricordai che la Principessa aveva vissuto in un periodo critico della psicoanalisi confermato da Freud, che nel 1926 scriveva: “La nostra scienza così giovane e ancora così esposta agli attacchi di tutti” (OSF 10, p.323). La Principessa si era formata al primo Istituto di psicoanalisi fondato a Berlino da Karl Abraham, era stata analizzata da Böhm, analizzato da Rorschach, analizzato da Abraham; a sua volta la Principessa ha analizzato F. Corrao da cui discendiamo. In Italia dopo i pionieri, oltre la Principessa, E. Weiss, N. Perrotti, C. Musatti, E. Servadio, vi furono i Padri e le madri della psicoanalisi italiana: Corrao, Fornari, Gaddini, De Martis, Matte Blanco, Sacerdoti, Soavi, Bellanova, Corti, Gairinger, Lussana, Hautmann, Tagliacozzo, Carloni, Mancia, Bordi, P. Perrotti, Baruzzi, Siracusano, e da questi eccellenti analisti la psicoanalisi italiana ebbe una grande diffusione e un grande riconoscimento da tutti gli ambienti scientifici e culturali. In pratica essi condussero, con i loro diffusi interventi, la psichiatria, la psicologia, le neuroscienze, alla psicoanalisi. Da allora la psicoanalisi italiana, attraverso la SPI (Società Psicoanalitica Italiana), ha avuto un grande successo e riconoscimento scientifico, culturale, terapeutico. Tuttavia dopo la costituzione dell’Albo degli psicologi e la regolamentazione della psicoterapia, con il costituirsi per legge delle scuole di specializzazione che hanno prodotto una quantità enorme di nuovi psicoterapeuti, non psicoanalisti o quasi psicoanalisti, vi fu la decisione della SPI di farsi riconoscere dallo Stato come scuola di psicoterapia, da allora cominciò il degrado e la confusione. Intanto la SPI si adegua alle esigenze politiche ministeriali con uno stravolgimento del training formativo dei nuovi psicoanalisti, non più uniformemente legato alle esigenze di trasmettere e insegnare la psicoanalisi che ci è stata, a nostra volta, tramandata, ma sempre più, negli anni, legato alle esigenze della politica della distruzione formativa e di adeguamento al potere.
Per la nascita abnorme delle scuole di psicoterapia si è verificato, da parte degli psicoanalisti soprattutto didatti con impegni di training, una ricerca paradossale della propria visibilità al di fuori della SPI, innanzitutto creando loro stessi delle scuole di psicoterapia, innescando una confusione attraverso un’azione colpevole nei confronti della psicoanalisi perché ha creato un attacco alla stessa. Oppure accettando di essere docenti nelle scuole di psicoterapia per insegnare la psicoanalisi, creando ancora una volta confusione di identità concettuale e professionale.
Per cui, molti psicoanalisti, senza averne consapevolezza, hanno manifestato sintomaticamente una deperibilità della funzione analitica e quindi si sono sottratti al corretto metodo psicoanalitico, anzi hanno creduto in modo non scientifico ma autoreferenziale di realizzare degli avanzamenti e miglioramenti del metodo. È evidente lo scollamento con la corretta applicazione della psicoanalisi e quindi si è verificato, perdendo l’identità scientifica, che dopo cento anni dalle parole di Freud, la psicoanalisi è di nuovo attaccata da tutti. È attaccata da tutte le forme di psicoterapia, sia negandola sia imbastardendola. È attaccata dalla nuova sempre più invadente psichiatria. È attaccata, esautorandola, dalle neuroscienze. Tutto questo con la complicità attiva degli psicoanalisti. In pratica la maggioranza degli psicoanalisti della SPI sta operando all’inverso dei Padri della Psicoanalisi, cioè stanno conducendo la psicoanalisi alla psicoterapia, alla psichiatria, alle neuroscienze, con deciso danno alla scienza psicoanalitica. Ad esempio riducendo il setting ad una semplice scelta autoreferenziale.
L’esempio specifico è dato dall’assurda pretesa da parte di molti psicoanalisti, spaventati dal contagio, dimenticando che proprio il contagio mentale in presenza del corpo è l’essenza stessa della psicoanalisi, complici i dirigenti della SPI e purtroppo anche dell’IPA (International Psychoanalytical Association), di praticare la psicoanalisi a distanza riducendola automaticamente ad una psicoterapia di sostegno da lontano, e cosa ancora più grave definendo questa anti-analisi come un avanzamento scientifico della psicoanalisi.
Pertanto un gruppo di psicoanalisti catanesi, formati alla corretta psicoanalisi, ha deciso di istituire un’Associazione “Per la Causa della Psicoanalisi” aperta a tutti gli psicoanalisti, psichiatri, psicoterapeuti, psicologi e studenti che vogliono conoscere o aggiornarsi alla corretta psicoanalisi. Recuperando il metodo dei Padri, cioè riportando gli psicoterapeuti, gli psichiatri, i neuroscienziati, alla psicoanalisi.
In quanto Presidente dell’Associazione ho chiesto alla Prof.ssa Maria Quattropani, ordinario di Psicologia Clinica presso il Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania, di organizzare quattro seminari in giorni prefissati come da programma, divulgativi della corretta psicoanalisi attraverso la conoscenza delle sue, consolidate nel tempo della scienza, basi teoriche, tecniche, cliniche.
Riccardo Romano